Se ne parlava da anni con forti resistenze da parte delle aziende e dei manager che sostenevano fosse una soluzione che penalizza le performance a favore della libera gestione del tempo lavorativo. Dopo due anni di stato di emergenza ora la situazione si è capovolta e ci ritroviamo con Smart Working imposto e non concordato (quindi non vissuto come libera scelta) che incide sullo stile di vita del lavoratore, da quelle di tipo organizzativo a quelle che si ripercuotono sulla sua sfera psico-emotiva.
Se da un lato lavorare da casa ha senza dubbio dei lati positivi, dall’altro può comportare l’emergere di diverse difficoltà che senza un’adeguata valutazione e formazione, possono comportare ansia e stress nei lavoratori.
Non si stacca mai! Lo Smart working è un’opportunità ma può rappresentare anche un rischio per il benessere psicofisico. Spesso sento racconti di persone che si collegano al PC già alle 7 del mattino ancora in pigiama e senza neppure essersi lavati. Il lavoro da agile diventa schiacciante e soprattutto si trasforma in una forma di dipendenza dal monitor che ci impedisce di vivere la nostra quotidianità in in modo salutare. Non staccare mai comporta un proliferare di stati ansiosi e di insonnia oltre sovrappeso e tematiche osteoarticolari
Molte persone mi riferiscono un vissuto del tipo:
1. “ho lavorato il doppio con risultati non soddisfacenti” perché non sempre riesco a sostenere la concentrazione per tutto il tempo
2. “sono sempre collegato e non riesco a staccarmi dal pc”
3. “mi manca lo scambio di opinioni anche lavorative con i colleghi”
4. “mi sento distaccato dal mondo e confinato a casa”
5. “sono meno empatico verso i colleghi e nelle riunioni a distanza questo si percepisce molto”
6. “all’inizio mi sentivo protetto ora mi sento come in gabbia”
7. “sono stanca di vedere mio marito dalla mattina alla sera, non sappiamo più cosa raccontarci”
8. “non riesco più a dormire e sono ingrassato da quando lavoro da casa”
Non dimentichiamo che, fin dalla tenera età, l’attivazione dei “neuroni specchio” passa attraverso il contatto visivo con chi abbiamo di fronte. È questa esperienza a renderci empatici e coltiva in noi la capacità di “sentire” ciò che prova l’altro sviluppando collaborazione ed empatia.
Aggiungo che non tutte le persone hanno una stanza studio dove poter lavorare senza la presenza dei famigliari e con gli adeguati arredi (scrivania, sedia ergonomica, luce adeguata). Questo si ripercuote anche sulla salute fisica non solo psichica.
Altro svantaggio è legato alla gestione della famiglia. Le tempistiche per gestire la cucina, la spesa ed il pranzo si modificano sensibilmente. Se poi il lavoro da casa coincide con la chiusura delle scuole e la didattica a distanza la gestione dei figli diventa ancor più complicata ed i problemi di avere spazi per sé si riducono.
Ma come possiamo evitare che lo smart working diventi una gabbia?
1. Innanzitutto, possiamo lavorare sulla corretta gestione del tempo. Fissando degli orari fissi da rispettare sia per il lavoro che per il tempo che decidiamo di dedicarci. Qui è importante fare i conti con la propria capacità di dire di no e di prenderci cura di noi stessi.
2. Evitare l’isolamento attraverso incontri e corsi di gruppo in presenza.
3. Tornare in contatto con le proprie motivazioni professionali e di carriera per non entrare in uno stato di apatia penalizzante.
4. Farsi aiutare da un Naturopata, Counselor, Psicologo o Coach per ritrovare uno stato di entusiasmo e benessere che ci consente di tornare ad un livello di prestazioni ottimali ricontattando le nostre risorse.
Per maggiori informazioni contattami al numero 348.9793009
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